Discorso del Cardinale José Tolentino de Mendonça, per la inaugurazione della Mostra di VIVIAN SUTER
"In quest’anno giubilare, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione ha avviato il Progetto Conciliazione 5 come laboratorio culturale nel quale le pratiche artistiche diventano occasione e motore di riflessione comunitaria sui grandi temi del presente. Uno degli aspetti su cui il Giubileo insiste maggiormente – e ciò è chiaramente sottolineato nella Bolla d’indizione del Giubileo, firmata allora da Papa Francesco – è proprio la natura strutturale dei problemi che più ci toccano oggi come comunità globale. La Bolla ne elenca alcuni: la povertà endemica, la situazione dei migranti e dei rifugiati, la corsa agli armamenti, il debito dei Paesi più poveri, il degrado ambientale, il debito ecologico, ecc. L’arte contemporanea si è profondamente interessata alla dimensione strutturale di queste problematiche, promuovendo attorno ad esse un dibattito esplicito non solo di natura estetica, ma anche etica e politica, che richiede una capacità di dialogo tra le diverse istituzioni che costituiscono una società.
La Chiesa non ha concepito questo Giubileo solo per parlare internamente alla cerchia dei credenti, ma per dimostrare la sua disponibilità a partecipare a dialoghi più ampi e trasversali sull’agenda umana e planetaria in questo primo quarto del XXI secolo. Pertanto, la nostra preoccupazione nelle varie mostre tenutesi nel corso di quest’anno è stata quella di ricercare alleanze istituzionali che ampliassero continuamente l’orizzonte del dialogo e, al tempo stesso, lo rendessero concreto, cioè capace di incidere sulla realtà storica.
In questa linea, il Progetto Conciliazione 5 ha già stretto partnership con un carcere e un ospedale e ha portato nel pubblico dibattito la questione della responsabilità sociale dei detenuti e dei migranti. Ora, in questa stazione che si apre oggi, la nostra alleanza si è sviluppata con un orto botanico che, al di là del significativo simbolismo culturale e spirituale ad esso associato, diventa uno spazio prezioso al servizio della ricerca universitaria e della conoscenza di cui, dati i precari equilibri del presente, il mondo ha disperatamente bisogno.
Desidero ringraziare la Magnifica Rettrice della Università Sapienza, Professoressa Antonella Polimeni, per la sua disponibilità ed entusiasmo a collaborare con la Santa Sede in questa partnership, che ci onora profondamente; e il Direttore dell’Orto Botanico, Fabio Attorre, per tutta la sua collaborazione, che ha reso possibile l’organizzazione di questa mostra in tempi così rapidi. Questa alleanza con una delle università più prestigiose d’Europa conferma quanto scritto da Papa Leone XIV nella Sua recente Esortazione Apostolica Dilexi Te: «Le strutture d’ingiustizia vanno riconosciute e distrutte con la forza del bene, attraverso il cambiamento delle mentalità ma anche, con l’aiuto delle scienze». (n. 97).
Dirigo un pensiero di profonda ammirazione e gratitudine a Vivian Suter e alla sua coraggiosa visione artistica, che rovescia e trasforma le sonnambule categorie dominanti. La sua opera ci ricorda che ciò che ci connette alla natura è un legame indissociabile, è il fondamento del nostro essere nel mondo, un legame che non può essere tradito senza tradire noi stessi. Universalmente, esiste vita, perché esistono sistemi collaborativi: siamo continuamente il risultato di scambi, negoziazioni e sogni condivisi da sviluppare in co-autorialità
Di conseguenza, come proponeva l’Enciclica Laudato Si’, siamo chiamati a una conversione: da padroni despotici della natura, dobbiamo diventare custodi saggi e mediatori credibili di una relazione reciproca e vitale per tutti. Il metodo di Vivian Suter, che fa della natura un’agente determinante del processo di creazione è, per così dire, un segno dei tempi nel discorso della speranza, poiché testimonia una nuova consapevolezza del significato della relazione. Quello che si propone per attuarla è un linguaggio intimo, umile, poroso e sensibile, che potrà servirà da codice di comunicazione per il futuro.
Vorrei ringraziare Cristiana Perrella per questo percorso anticonformista e davvero giubilare che avvicina le pratiche artistiche della comunità. E, naturalmente, Cristiano Grisogoni, Chiara e tutto il team del Dicastero.
Infine, vorrei ringraziare tutti i presenti per l’interesse dimostrato nei confronti dei progetti culturali e artistici della Santa Sede. Mi rendo conto che molti lo fanno perché hanno sentito accendersi una luce di speranza. Ma devo confessarvi che stiamo accendendo questa luce insieme e che il vostro sostegno e la vostra fiducia sono essenziali."