Sport e Speranza


Lo sport come motore di valori, identità e sviluppo del territorio: se n’è parlato sabato (27 settembre) a Udine nel convegno “Lo sport come profezia sociale”, organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Ascoltare, leggere, crescere” e promosso dalla Fondazione Friuli in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione e il Comitato Regionale CONI Friuli Venezia Giulia.
Ad aprire i lavori è stato il vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia Mario Anzil, che ha ricordato come la regione sia la prima in Italia per investimenti nello sport, segno tangibile di una scelta politica che riconosce allo sport non solo un valore agonistico, ma anche sociale ed educativo, capace di rafforzare la coesione e lo sviluppo del territorio. Ha preso poi la parola il presidente del CONI regionale Andrea Marcon, che ha sottolineato il ruolo della montagna e delle discipline invernali nell’identità friulana, un patrimonio da valorizzare non solo dal punto di vista sportivo ma anche culturale ed economico.
Il tema della speranza è stato al centro dell’intervento di padre José Miguel Cardoso, dal Dicastero per la Cultura e Educazione (Santa Sede), che ha spiegato perché la Chiesa si interessa allo sport, ripercorrendo un percorso che va da San Paolo ai Padri della Chiesa, dai decreti conciliari del Medioevo ai documenti contemporanei, e mettendo in dialogo la mitologia greca con la tradizione giudaico-cristiana, per spiegare la pienezza del concetto teologico della speranza. La speranza, ha osservato, nasce proprio dal confronto con il male e diventa la capacità di scorgere/vedere un bene in mezzo alle difficoltà. In questo senso, lo sport è oggi uno spazio in cui offre alla società un ritrovare di valori vitali davanti ad alcune delle sue caratteristiche “pericolose”: il valore della vita nella società della stanchezza, l’altro nella società della depressione, il gruppo/squadra/comunità nella società globalizzata, la natura/realtà/spazio nella società digitale, la sconfitta in quella competitiva e la spiritualità in una società che rischia di vivere solo nell’immanenza.
La professoressa Cristiana Compagno ha portato l’attenzione sulla resilienza, qualità che caratterizza lo sport e la Carnia, la sua terra d’origine, e che accomuna tanto i suoi atleti quanto le donne che tra il 1915 e il 1917 seppero dimostrare forza e carattere con il ruolo fondamentale che rivestirono nella guerra. Quello delle Portatrici Carniche. La professoressa Michela Mason ha invece illustrato come l’Università di Udine stia formando i nuovi manager sportivi e ha evidenziato il ruolo del turismo sportivo, che non si limita alla partecipazione a eventi o attività, ma diventa motore narrativo e simbolico del territorio, capace di rafforzarne l’identità, stimolare infrastrutture e diversificare l’offerta.
Il campione olimpico Silvio Fauner, cinque medaglie ai Giochi e dieci mondiali, ha raccontato il ruolo determinante avuto dalla famiglia, dal territorio e dalle associazioni sportive. Oggi, da organizzatore, vive lo sport con la stessa passione e responsabilità, promuovendo eventi che rafforzano la comunità e portano il Friuli al centro della scena internazionale, tra cui i Mondiali Master di sci nordico in programma tra Sappada e Forni Avoltri, con la partecipazione di oltre 1200 atleti da tutto il mondo.
Le conclusioni sono state affidate al filosofo Luca Grion, che ha portato i saluti del presidente della Fondazione Friuli Bruno Malattia e ha invitato a leggere lo sport non come retorica, ma come esperienza concreta di educazione, crescita e comunità, sottolineando la fortuna di vivere in una regione capace di trasformare la passione sportiva in un vero motore culturale e sociale.
Fonte: www.friulioggi.it