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A Rebibbia un’opera d’arte per il Giubileo, voluta da Papa Francesco

notizie ‒ 26 dicembre 2024

Papa Francesco ha inaugurato la seconda Porta Santa del Giubileo 2025 nella chiesa del Padre Nostro, all’interno del carcere di Rebibbia a Roma, portando un messaggio di speranza ai detenuti. Accompagnato dal vescovo ausiliare Benoni Ambarus, da due detenuti e da due agenti, il Pontefice ha invitato tutti a “spalancare i cuori” e a mantenere viva la speranza, paragonata a un’ancora che sostiene nei momenti difficili.

La celebrazione, partecipata da detenuti, personale e autorità, è stata sobria e commossa. I detenuti hanno donato al Papa un quadro e una riproduzione della Porta Santa, mentre Francesco ha ricambiato con una pergamena commemorativa. Prima di concludere, ha salutato chi non ha potuto partecipare e ha ribadito l’importanza di offrire vicinanza e solidarietà a chi vive in carcere. Definendo simbolicamente la chiesa di Rebibbia una “Basilica”, ha lanciato un forte appello a non dimenticare chi è ai margini.

Prima della Celebrazione, però, grazie al progetto "L’arte contemporanea in carcere: la sfida della speranza" promosso dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, un’opera d’arte è stata svelata nel cortile del penitenziario in occasione dell’apertura della Porta Santa al Carcere di Rebibbia il 26 dicembre. L’installazione, intitolata "Io contengo moltitudini", è stata realizzata da Marinella Senatore, un’artista nota per il suo impegno nella partecipazione collettiva e per l’attenzione alla centralità delle persone.

Il Santo Padre, accolto dal Prefetto del Dicastero S.Em.za Card. José Tolentino de Mendonça, dall’artista e dalla curatrice del progetto, ha potuto ammirare l’opera e capirne il processo di realizzazione. In questa occasione è stata consegnata a Papa Francesco anche una raccolta di lettere dei detenuti.

L’opera, alta circa sei metri e dal diametro di tre, combina luminarie e frasi in lingue e dialetti diversi, selezionate con il contributo della comunità carceraria. Senatore ha descritto la sua creazione come una struttura ispirata alle macchine pirotecniche del Barocco romano, capace di trasformare un luogo ordinario in uno spazio di incontro e condivisione. Le luminarie, un richiamo alle tradizioni popolari del Sud Italia, diventano un simbolo di luce e speranza.

«Le frasi che compongono l’opera», spiega l’artista, «raccolte insieme ai detenuti, esprimono una narrazione comune e potente. La luce trasforma il cortile del carcere in uno spazio speciale dove possono accadere cose straordinarie».

L’iniziativa, curata da Cristiana Perrella, ha portato un tocco di bellezza in un luogo spesso associato al dolore, offrendo a detenuti e famiglie un’esperienza trasformativa, in perfetta sintonia con il messaggio di speranza del Giubileo.

 

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