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Papa Francesco incontra le popolazioni indigene amazzoniche a Puerto Madonado, Perù, 19 gennaio 2018

Commento alla Nota sulla “Doctrine of Discovery”

notizie ‒ 20 dicembre 2023

Parlando delle ingiustizie storiche e dei crimini di guerra nella sua enciclica Fratelli Tutti, Papa Francesco afferma che è facile oggi cadere nella tentazione di voltare pagina dicendo che ormai è passato molto tempo e che bisogna guardare avanti. No, per amor di Dio! Senza memoria non si va mai avanti, non si cresce senza una memoria integra e luminosa (Fratelli Tutti, 249)

Nella Nota sulla “Doctrine of Discovery” (pubblicata oggi dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale), la Santa Sede esamina attentamente la storia della Chiesa e la sua deplorevole associazione con la dottrina della scoperta, che è stata invocata da varie potenze coloniali contro le popolazioni indigene, in diverse parti del mondo, per giustificare l’espropriazione della loro storia e la sottovalutazione e l’eliminazione delle loro culture. 

La nota riconosce che le bolle papali su cui le potenze coloniali appoggiarono le loro pretese non riflettevano adeguatamente la pari dignità e i diritti delle popolazioni indigene e che i documenti furono manipolati da quelle potenze per giustificare atti immorali contro di esse che furono perpetrati, a volte senza l’opposizione da parte delle autorità ecclesiastiche. La dottrina della scoperta non faceva parte dell’insegnamento della Chiesa Cattolica, ed è ripudiata in questa Nota; ma questa tragico evento ci ricorda la necessità di rimanere sempre più vigilanti nella nostra difesa della dignità di tutti gli uomini e della necessità di crescere nella conoscenza e nell’apprezzamento delle loro culture. Specificamente, come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’è indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali... Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori (Laudato Sì, 146).

Questa Nota fa parte di quella che potremmo chiamare l’architettura della riconciliazione, ed è anche il prodotto dell’arte della riconciliazione, il processo in cui le persone si impegnano ad ascoltarsi, a parlarsi e a crescere nella comprensione reciproca. In tal senso, le intuizioni che informano questa Nota sono esse stesse il frutto di un rinnovato dialogo tra la Chiesa e i popoli indigeni. È ascoltando i popoli indigeni che la Chiesa sta imparando a comprendere le loro sofferenze, il passato e il presente, e le nostre mancanze. È nel dialogo culturale che siamo impegnati ad accompagnarli nella ricerca della riconciliazione e della guarigione. Dobbiamo vivere l’arte dell’incontro.

 

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