“Opera Aperta”: un PADIGLIONE PARABOLA
Biennale di Venezia 19. Mostra Internazionale di Architettura / 2025
“OPERA APERTA”: UN PADIGLIONE-PARABOLA PER STIMOLARE UNA NUOVA INTELLIGENZA SOCIALE
Dieci anni fa, Papa Francesco pubblicava la Lettera Enciclica Laudato si’, che rappresenta una pietra miliare sia nel Magistero del Santo Padre, sia nella comprensione crescente che la contemporaneità è chiamata a costruire sul nostro essere tutti abitanti di una stessa casa comune. Ma non solo; la Laudato si’ è anche un punto di riferimento nella consapevolezza che è da qui che dobbiamo partire per maturare una nuova visione culturale. Infatti, di fronte alle enormi sfide – come quella dell’intelligenza artificiale - e per poterla guidare con saggezza, siamo chiamati a riscoprire e a rafforzare l’intelligenza comunitaria: quella che ci rende protagonisti creativi dell’amicizia sociale, anziché stanchi ripetitori di logiche di controllo, d’esclusione e di scarto.
L’Enciclica Laudato si’ è uno dei grandi testi prodotti nel XXI secolo – un magnifico testo religioso, ma anche un manifesto culturale e politico di grande impatto. La sua audace scommessa passa per la revisione critica dei modelli di sviluppo dominanti, nei quali si moltiplicano le forme ottuse di un antropocentrismo despotico, che tragicamente ostacolano quella che è, al contrario, l’unica condizione generativa di futuro: trasformarci in avveduti curatori delle relazioni tanto con l’ambiente come con le comunità umane. Oggi abbiamo bisogno di tessitori di relazioni, che credono nel valore della riparazione e della cura. Abbiamo bisogno di trovare nuove razionalità che osino pratiche sociali collaborative e rischino paradigmi più efficaci di restituzione. Tant’è che la proposta di Papa Francesco, che fiduciosamente trova alleati in geografie religiose e culturali diverse, insiste sull’importanza del capire che tutto ciò che esiste si trova in relazione sistemica. «Tutto è collegato», dice il Papa (Lettera Enciclica Laudato si’, n. 91). La situazione dell’essere umano non può dunque essere considerata senza che si tenga in conto la situazione della casa di tutti che è il pianeta.
Che cosa sarà quindi il Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia 2025? Sarà un padiglione-parabola. Il titolo di “Opera Aperta” lo presenta come un cantiere, come un processo in corso al quale tutti sono invitati a collaborare: architetti, pensatori, abitanti del sestiere, associazioni e persino, i visitatori della Biennale... Nello spazio dell’antico oratorio di Santa Maria Ausiliatrice, che richiede lavori strutturali di recupero, sarà narrata una parabola poiché, allo stesso tempo in cui si ripareranno i muri e i dettagli architettonici dell’edificio, si saneranno anche le relazioni di vicinato e l’ospitalità intergenerazionale, ricostruendo così simultaneamente lo spazio fisico e lo spazio sociale. Il nostro desiderio è che questo padiglione-parabola possa essere una espressione concreta, nel campo dell’architettura, delle intuizioni profetiche contenute nella Laudato si’ e diventare un laboratorio attivo di intelligenza umana collettiva, mettendo in comune: ragione e affetto, professionalità e convivialità, ricerca e vita ordinaria.
A nome del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, responsabile del Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia 2025, vorrei ringraziare quelli e quelle – e con grande piacere sottolineo in questo caso il pronome femminile – che si occupano della sua concezione e realizzazione.
Innanzitutto, il team curatoriale composto dalle curatrici Marina Otero Verzier, con una ragguardevole carriera internazionale nel campo del pensiero architettonico, e Giovanna Zabotti, che è veneziana e aiuterà a costruire l’interconnessione di questo progetto con la comunità locale e il flusso della comunità globale. Un enorme ringraziamento va all’architetta Tatiana Bilbao, qui presente, e al suo Studio. Tatiana Bilbao, nata nel 1972 a Città del Messico, è una delle architette più straordinarie del nostro tempo, e nella grammatica del suo programma di lavoro sono ben riconoscibili espressioni come “connettività sociale”, “interazione con il contesto” e “sustainable design”. Ci onora molto che sia lei uno dei nomi centrali del Padiglione della Santa Sede, in un progetto congiunto con il collettivo catalano MAIO Architects. Il collettivo MAIO, rappresentato in questa conferenza stampa dall’architetta Anna Puigjaner, che ascolteremo in collegamento da remoto, si è costituito a Barcellona nel 2011 per proporre un’architettura che si considera come un sistema spaziale aperto, che non ha problemi a mostrarsi nella sua incompletezza, poiché fin dall’inizio, favorisce le interazioni sociali e ambientali. Un ringraziamento va anche allo studio Cor Arquitetos che garantirà la produzione, nella persona dell’architetto Roberto Cremascoli, di Erika Pisciotta e di Camilla Dunantoni. E a tutti gli architetti, designer e artisti - che sono tanti – e che con la loro collaborazione conferiranno una speciale vivacità a questo Padiglione.
Desidero fare una assai grata menzione dei nostri sponsor: il Main Sponsor Intesa Sanpaolo, che fin dalla scorsa edizione della Biennale ci ha offerto il suo supporto – e nomino il rappresentante qui presente, Dott. Michele Coppola, Direttore Generale delle Gallerie d’Italia; nonché il Gruppo DST, che svolge una importante attività nel sostenere progetti artistici e che qui saluto nella persona del Presidente del Gruppo, l’Ing. José Teixeira.
Un ringraziamento finale è dovuto alla collaborazione che si è instaurata con il Comune di Venezia e alla costante disponibilità che ci ha manifestato il Patriarcato di Venezia.
José Tolentino Card. de Mendonça
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