La Messa del maratoneta e dello sportivo — nell’anno del Giubileo
Celebrata nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, al Campidoglio
Sabato 15 marzo, alle ore 18, nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli, in Campidoglio, è stata celebrata la Messa del Maratoneta e dello Sportivo, nell'anno del Giubileo. Alla vigilia della Maratona di Roma. Hanno partecipato oltre 600 donne e uomini di tutti gli sport e di tutte le età: dilettanti e professionisti, allenatori, dirigenti e familiari che si sono alternati nelle letture e nelle preghiere.
Al termine della Messa è stata recitata in particolare la Preghiera del Maratoneta - il cui testo è disponibile in 38 lingue - ed è stata impartita una benedizione agli atleti e a tutti coloro che, a vario titolo, fanno parte del mondo dello sport. Con l'auspicio che la celebrazione possa essere anche un segno di pace, proprio attraverso l'esperienza sportiva.
“Grazie, Signore, perché mi fai correre e non mi lasci solo al km 35 della grande maratona della mia vita. Grazie, Signore, per la bellezza della corsa da solo nei boschi e tra la gente, con il freddo e il Caldo, la pioggia e il vento. Grazie, Signore, perché mi sei accanto nei momenti di stanchezza quando il sudore annebbia lo sguardo, la fatica mi fa piegare le gambe e mi vorrei fermare. Ma vado avanti con te. Questo mio correre fatto con umiltà e passione è una preghiera di lode a te che ripeto anche negli ultimi, interminabili, 195 metri della maratona della mia vita. E ti ringrazio, Signore, per gli amici con cui condivido la gioia di correre spalla a spalla. Signore, facendomi il segno della croce, inizio a correre sicuro che il tuo sorriso accompagnerà le mie falcate.”
L'arcivescovo Carlo Maria Polvani, segretario del Dicastero per la Cultura e l'Educazione a cui il Papa ha affidato la cura dello sport nella Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, ha presieduto la Messa all'Ara Coeli. Erano presenti molti sacerdoti della maratona.
Quella grande corsa chiamata " vita spirituale"
17 marzo 2025, pagina 12
di Giampaolo Mattei per l'Osservatore Romano
«La vita spirituale è una maratona», con la Grazia di Dio che aiuta a superare l’inevitabile crisi — il cosiddetto «muro» — con un «secondo vento» che accompagna l’atleta al traguardo. È proprio con il linguaggio dei corridori che l’arcivescovo Carlo Maria Polvani ha proposto la concretezza dell’esperienza della “corsa lunga” come metafora per un’esistenza piena. L’occasione è stata la Messa del maratoneta e dello sportivo, promossa da Athletica Vaticana, sabato sera 15 marzo, nell’affollatissima basilica dell’Ara Coeli al Campidoglio, alla vigilia della Run Rome the Marathon.
Prendendo le mosse dal passo evangelico della Trasfigurazione, nell’omelia l’arcivescovo segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione ha presentato l’esperienza spirituale forte degli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo tanto «che fecero fatica a gestirla», perché «piena di emozioni contrastanti». Sì, ha aggiunto «le esperienze spirituali forti sono spesso così. Arrivano quando uno meno se la aspetta, non se ne conosce la causa. Non sono facili da gestire. Hanno delle configurazioni speciali, inedite, inspiegabili. Ma sono reali, sono vere, non sono illusioni anche se spesso si manca di un linguaggio per spiegarle».
Proprio in rapporto al brano del Vangelo della seconda domenica di Quaresima, monsignor Polvani ha fatto presente che anche nello sport si vive una particolare esperienza, proprio per il suo «linguaggio universale».
«Voi atleti e, soprattutto, voi corridori di lunga distanza, conoscete bene tre fenomeni fisiologici perché li avete spesso sperimentati, che sono conosciuti con tre espressioni inglesi: hitting the wall, second wind e runner’s high» ha affermato.
«Sotto uno sforzo particolarmente arduo e prolungato, un corridore può infatti “colpire un muro”. Di solito, in una maratona, il glicogeno si esaurisce intorno al chilometro 30 e il corridore va in debito di ossigeno, il suo ritmo cardiaco e la respirazione accelerano, sente una forte stanchezza. Per rispondere a questa spossatezza, un corridore di fondo può fermarsi, ma perderebbe la corsa».
In realtà, ha proseguito l’arcivescovo, «esiste anche un’altra soluzione: il secondo wind. Se stringe i denti per qualche minuto, l’organismo fa ricorso agli acidi grassi per rimpiazzare l’energia del glicogeno. E l’atleta, dopo uno sforzo durissimo di qualche minuto, trova un “secondo vento”, che gli permette di andare avanti con uno slancio rinnovato».
E «quando ci riesce», l’atleta «sperimenta una specie di stato di benessere o persino di euforia, gli sembra di non sentire più dolore né fatica: è il cosiddetto runner’s high. Il suo stesso organismo — e su questo vi sono dibattiti — produce speciali sostanze che lo rendono non solo insensibile al dolore e alla fatica, ma gli procura una specie di “sballo del corridore”».
Ecco che, ha detto monsignor Polvani, «la vita spirituale è una corsa, anzi una maratona». Proprio come per gli atleti «l’allenamento è lunghissimo, richiede tantissimi sacrifici, rinunce. All’inizio si corre bene, ma presto o tardi si colpisce un muro. Allora, se si stringono i denti, la Grazia di Dio viene in aiuto quasi fosse un secondo vento. E quando questo arriva, si risente uno stato di grande pace e tranquillità e si riesce ad andare avanti tagliando il traguardo».
In conclusione l’arcivescovo ha avuto parole di gratitudine e incoraggiamento per i maratoneti: «Come già prevedeva san Paolo, siete un modello per tutti noi che viviamo la vita spirituale. Rinunce, superamento di sé, ricevere una Grazia, trovare la tranquillità nel Signore. Vi ammiriamo correre e impariamo da voi. Forza e coraggio non vi mancheranno, darete il massimo e, sarete e rimarrete un grande esempio per tutti noi!».
Durante la Messa — concelebrata da quindici sacerdoti, alcuni dei quali maratoneti (come i due diaconi) — alle letture e alle intenzioni di preghiera — in particolare perché lo sport, in tutte le sue componenti, sappia trovare strade di pace — si sono alternati atleti e allenatori professionisti e amatori
Al termine è stata recitata la Preghiera del maratoneta — guidata da Andrew Howe, primatista italiano di salto in lungo — e l’arcivescovo ha benedetto i maratoneti che, a loro volta, hanno scritto su un biglietto le “ragioni del cuore” per correre i 42km195 (iniziativa avviata 3 giorni prima all’Expo Village all’Eur). Presenti anche rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Fonte: l'Osservatore Romano