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Sfide e opportunità per l'Educazione

notizie ‒ 16 aprile 2025

Una nota della Santa Sede sul raporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana

Pubblicata la Nota sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e Intelligenza umana dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per la Cultura e l’Educazione: «L’IA non è una forma artificiale dell’intelligenza, ma uno dei suoi prodotti». In 117 paragrafi, Antiqua et Nova (in riferimento alla “sapienza”, antica e nuova) mette in luce sfide e opportunità dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) nei campi di educazione, economia, lavoro, sanità, relazioni internazionali e interpersonali, contesti di guerra. 

Ecco un strato sull'educazione:

IA ed educazione

 

77. Mantengono una piena attualità le parole del Concilio Vaticano II: «La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l’uomo è membro»[143]. Ne consegue che l’educazione «non è mai un semplice processo di trasmissione di conoscenze e competenze intellettuali; essa intende piuttosto contribuire alla formazione integrale della persona nelle sue diverse dimensioni (intellettuale, culturale, spirituale...) incluse, ad esempio, la vita comunitaria e le relazioni vissute all’interno della comunità accademica»[144], nel rispetto della natura e della dignità della persona umana.

78. Questo approccio implica un impegno a formare la mente, sempre però come parte dello sviluppo integrale della persona: «Dobbiamo rompere quell’immaginario sull’educazione, secondo cui educare è riempire la testa di idee. Così educhiamo degli automi, dei macrocefali, non delle persone. Educare è rischiare nella tensione tra la testa, il cuore e le mani»[145].

79. Al centro di questo lavoro di formazione della persona umana integrale si trova l’indispensabile relazione tra insegnante e studente. Gli insegnanti non si limitano a trasmettere la conoscenza, ma sono anche modelli delle principali qualità umane e ispiratori della gioia della scoperta[146]. La loro presenza motiva gli studenti sia attraverso i contenuti che insegnano, sia tramite l’attenzione che mostrano nei loro confronti. Questo legame favorisce la fiducia, la comprensione reciproca e la capacità di rivolgersi alla dignità unica e al potenziale di ciascun individuo. Nello studente, ciò può generare un autentico desiderio di crescere. La presenza fisica dell’insegnante crea una dinamica relazionale che l’IA non può replicare, una dinamica che approfondisce l’impegno e alimenta lo sviluppo integrale dello studente.

80. In questo contesto, l’IA presenta sia opportunità che sfide. Se usata in maniera prudente, all’interno di una reale relazione tra insegnante e studente e ordinata agli scopi autentici dell’educazione, essa può diventare una preziosa risorsa educativa, migliorando l’accesso all’istruzione e offrendo un supporto personalizzato e riscontri immediati agli studenti. Questi vantaggi potrebbero migliorare l’esperienza dell’apprendimento, soprattutto nei casi in cui è necessaria un’attenzione particolare ai singoli o in cui le risorse educative sono scarse.

81. D’altra parte, un compito essenziale dell’educazione è formare «l’intelletto a ragionare bene in tutte le materie, a protendersi verso la verità e ad afferrarla»[147], aiutando il «linguaggio della testa» a crescere in armonia con il «linguaggio del cuore» e il «linguaggio delle mani»[148]. Tutto ciò poi è ancora più vitale in un’epoca segnata dalla tecnologia, in cui «non si tratta più soltanto di “usare” strumenti di comunicazione, ma di vivere in una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri»[149]. Tuttavia, invece che promuovere «un intelletto colto» il quale «porta con sé potere e grazia in ogni lavoro e occupazione che intraprende»[150], l’ampio ricorso all’IA in ambito educativo potrebbe portare a un’accresciuta dipendenza degli studenti dalla tecnologia, intaccando la loro capacità di svolgere alcune attività in modo autonomo e un peggioramento della dipendenza dagli schermi[151].

82. Oltre a ciò, mentre alcuni sistemi di IA sono stati pensati in modo specifico per aiutare le persone a sviluppare le proprie capacità di pensiero critico e di risoluzione dei problemi, molti altri programmi si limitano a fornire risposte invece di spingere gli studenti a reperirle da sé, oppure a scrivere essi stessi dei testi[152]. Invece di allenare i giovani ad accumulare informazioni e a fornire veloci risposte, l’educazione dovrebbe «promuovere libertà responsabili, che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e intelligenza»[153]. A partire da questo, «l’educazione all’uso di forme di intelligenza artificiale dovrebbe mirare soprattutto a promuovere il pensiero critico. È necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti raccolti sul web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia»[154].

83. Come ricordava san Giovanni Paolo II, «nel mondo di oggi, caratterizzato da sviluppi tanto rapidi nella scienza e nella tecnologia, i compiti dell’Università cattolica assumono un’importanza e un’urgenza sempre maggiore»[155]. In modo particolare, si esortano le Università Cattoliche a farsi presenti come grandi laboratori di speranza, in questo crocevia della storia. In chiave inter e transdisciplinare, esercitino «con sapienza e creatività»[156], una ricerca accurata su questo fenomeno; contribuendo a fare emergere le potenzialità salutari nei diversi ambiti della scienza e della realtà; guidandole sempre verso applicazioni che siano eticamente qualificate, chiaramente al servizio della coesione delle nostre società e del bene comune; raggiungendo nuove frontiere del dialogo tra la Fede e la Ragione.

84. Inoltre, è noto che gli attuali programmi di IA possono fornire informazioni distorte o artefatte, inducendo gli studenti ad affidarsi a contenuti inesatti. «In questo modo, non solo si corre il rischio di legittimare delle fake news e di irrobustire il vantaggio di una cultura dominante, ma di minare altresì il processo educativo in nuce»[157]. Con il tempo, la distinzione tra usi appropriati e non appropriati di tale tecnologia, sia in campo formativo che nella ricerca, potrebbe farsi più chiaro. Nello stesso tempo, un decisivo principio guida è che l’uso dell’IA dovrebbe sempre essere trasparente e mai ambiguo.

 

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AI and Education

 

77. The words of the Second Vatican Council remain fully relevant today: “True education strives to form individuals with a view toward their final end and the good of the society to which they belong.”[143] As such, education is “never a mere process of passing on facts and intellectual skills: rather, its aim is to contribute to the person’s holistic formation in its various aspects (intellectual, cultural, spiritual, etc.), including, for example, community life and relations within the academic community,”[144] in keeping with the nature and dignity of the human person.

78. This approach involves a commitment to cultivating the mind, but always as a part of the integral development of the person: “We must break that idea of education which holds that educating means filling one’s head with ideas. That is the way we educate automatons, cerebral minds, not people. Educating is taking a risk in the tension between the mind, the heart, and the hands.”[145]

79. At the center of this work of forming the whole human person is the indispensable relationship between teacher and student. Teachers do more than convey knowledge; they model essential human qualities and inspire the joy of discovery.[146] Their presence motivates students both through the content they teach and the care they demonstrate for their students. This bond fosters trust, mutual understanding, and the capacity to address each person’s unique dignity and potential. On the part of the student, this can generate a genuine desire to grow. The physical presence of a teacher creates a relational dynamic that AI cannot replicate, one that deepens engagement and nurtures the student’s integral development.

80. In this context, AI presents both opportunities and challenges. If used in a prudent manner, within the context of an existing teacher-student relationship and ordered to the authentic goals of education, AI can become a valuable educational resource by enhancing access to education, offering tailored support, and providing immediate feedback to students. These benefits could enhance the learning experience, especially in cases where individualized attention is needed, or educational resources are otherwise scarce.

81. Nevertheless, an essential part of education is forming “the intellect to reason well in all matters, to reach out towards truth, and to grasp it,”[147] while helping the “language of the head” to grow harmoniously with the “language of the heart” and the “language of the hands.”[148] This is all the more vital in an age marked by technology, in which “it is no longer merely a question of ‘using’ instruments of communication, but of living in a highly digitalized culture that has had a profound impact on […] our ability to communicate, learn, be informed and enter into relationship with others.”[149] However, instead of fostering “a cultivated intellect,” which “brings with it a power and a grace to every work and occupation that it undertakes,”[150] the extensive use of AI in education could lead to the students’ increased reliance on technology, eroding their ability to perform some skills independently and worsening their dependence on screens.[151]

82. Additionally, while some AI systems are designed to help people develop their critical thinking abilities and problem-solving skills, many others merely provide answers instead of prompting students to arrive at answers themselves or write text for themselves.[152] Instead of training young people how to amass information and generate quick responses, education should encourage “the responsible use of freedom to face issues with good sense and intelligence.”[153] Building on this, “education in the use of forms of artificial intelligence should aim above all at promoting critical thinking. Users of all ages, but especially the young, need to develop a discerning approach to the use of data and content collected on the web or produced by artificial intelligence systems. Schools, universities, and scientific societies are challenged to help students and professionals to grasp the social and ethical aspects of the development and uses of technology.”[154]

83. As Saint John Paul II recalled, “in the world today, characterized by such rapid developments in science and technology, the tasks of a Catholic University assume an ever greater importance and urgency.”[155] In a particular way, Catholic universities are urged to be present as great laboratories of hope at this crossroads of history. In an inter-disciplinary and cross-disciplinary key, they are urged to engage “with wisdom and creativity”[156] in careful research on this phenomenon, helping to draw out the salutary potential within the various fields of science and reality, and guiding them always towards ethically sound applications that clearly serve the cohesion of our societies and the common good, reaching new frontiers in the dialogue between faith and reason.

84. Moreover, it should be noted that current AI programs have been known to provide biased or fabricated information, which can lead students to trust inaccurate content. This problem “not only runs the risk of legitimizing fake news and strengthening a dominant culture’s advantage, but, in short, it also undermines the educational process itself.”[157] With time, clearer distinctions may emerge between proper and improper uses of AI in education and research. Yet, a decisive guideline is that the use of AI should always be transparent and never misrepresented.